sabato 18 maggio 2013

Sotto il letto

Una casa grande per un adulto, è sconfinata per un bambino.
Il piano di su, quando la sera all'ora di andare a letto tutti eravamo giù, mi faceva una grande paura.
Vuoto, buio... quante persone potevano nascondersi in quelle stanze, negli armadi, sotto i letti, dentro i comodini?
Crollavo dal sonno, ma l'idea di andare su da solo su mi terrorizzava.
Una volta manifestata l'intenzione di andare a letto temevo l'invito: "Inizia ad andare, poi ti raggiungo".
Il tragitto tra giù e su diventava terribile, quali mostri mi aspettavano?
Mi succedeva dal giorno in cui al mare avevo visto un ubriaco svenuto per terra, dietro il muretto del lungomare vicino a casa. Uno spavento terribile. (Per anni ho controllato sotto il letto prima di andare a dormire, e qualche volta ho aperto gli armadi, e qualche volta anche da grande ho avuto - da solo, in un'altra grande casa nel colle delle ginestre - le stesse paure).
A metà delle scale iniziavo a gridare "Sto arrivando", senza sortire grande effetto.
"Sono arrivato", ma mancava ancora un gradino.
Accidenti, non potevano sentirmi, troppo lontano, troppo grande la casa.
Tornare indietro mi avrebbe messo nel ridicolo: si può avere paura, ma non si deve dire. (L'infamia di essere pauroso è un fardello insopportabile per un bambino).
L'andito non finiva mai, da ognuna delle tre porte che vi si affacciavano poteva sbucare qualcuno - e non era certo Michele-con-i-denti-di-Dracula.
La paura avanzava ("Ma perché nessuno degli altri aveva sonno come me?").
Finalmente la mia stanza, sotto il letto non c'è nessuno (ma non avevo una strategia nel caso avessi trovato qualcuno).
Mettere il pigiama era una questione di secondi: la paura rende velocissimi.
Ormai, dentro alle coperte, che arrivasse o no uno dei grandi, finalmente ero al sicuro.
Fino alla prossima volta, magari proprio domani. Meglio non pensarci.

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