lunedì 6 maggio 2013

Gli adulti

Nella nostra dimensione gli adulti non c'erano. O meglio c'erano, ma erano ai confini. Vegliavano, controllavano magari, ma erano invisibili.
Quello spazio era completamente nostro. Non era infinito: ad un certo punto venivamo richiamati da mamma o da nonna, che usciva dalla cucina e ci chiamava per cena. Ma la fine di ogni giornata (senz'altro dal momento in cui terminava la tv dei ragazzi) era tutta e solo nostra. Spesso la tv offriva lo spunto per i giochi da fare: uno dei più belli era rifare la tana segreta, piena di comodità, di Napo Orso Capo, senza farsi scoprire dal signor Otto e da McKallock (ma ricordo anche un gioco, molto primitivo, ai "pinguini"), oppure rifare la serie "Ufo" dove il punto culminante del gioco era nell'"allarme rosso". Altri erano giochi legati all'estate, quando si poteva giocare in giardino, tipo provocare Pallina, farsi rincorrere e correre a più non posso per mettersi al riparo aggrappandosi alla ringhiera che faceva da confine alla parte "davanti" del giardino.
Quei giochi erano uno spazio assoluto di libertà. Le leggi, le gerarchie nascevano dall'interazione tra di noi. Gli adulti in questo spazio non c'erano, erano ai confini, vegliavano, controllavano, ma erano invisibili.

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